10 Poesie più famose di William Shakespeare

William Shakespeare (1564 – 1616) è ampiamente considerato come il più grande scrittore della lingua inglese. Anche se è più famoso per le sue opere teatrali, anche la poesia di Shakespeare rimane popolare. Scrisse sonetti durante la sua carriera per un pubblico privato. Scrisse anche due lunghi poemi narrativi, che furono pubblicati negli anni 1590, e alcuni altri versi. La raccolta di 154 sonetti di Shakespeare fu pubblicata per la prima volta nel 1609. Quasi tutti i sonetti seguono la struttura di tre quartine, o strofe di quattro righe, seguite da un distico finale. L’inizio della terza quartina, a volte, introduce un’inaspettata “svolta” tematica, la volta. Il distico di solito riassume il tema del poema o introduce un nuovo sguardo sul tema. Questa forma è conosciuta come sonetto shakespeariano, non perché egli fu il primo ad usarla, ma perché ne divenne il più famoso praticante. Scopri di più sulla poesia di William Shakespeare attraverso le sue 10 poesie più famose, compresi i suoi famosi sonetti.

#10 Lo stupro di Lucrezia

Pubblicato: 1594

Lucrezia era una donna romana antica che fu violentata dal figlio del re e si suicidò. L’incidente portò ad una ribellione anti-monarchica e quindi ebbe un ruolo nella transizione dell’antica Roma dalla monarchia alla repubblica alla fine del VI secolo a.C. Il Ratto di Lucrezia è un poema narrativo tragico di 1.855 righe che racconta lo stupro di Lucrezia da parte del figlio del re, Sesto Tarquinio, e le ripercussioni dell’incidente. È estremamente ricco di immagini poetiche, fantasie e metafore; ed è uno dei primi e più famosi poemi di Shakespeare.

Estratto:-

Quando avevano giurato a questo destino consigliato,

Conclusero di portare via Lucrezia morta;

per mostrare il suo corpo sanguinante per tutta Roma,

e così pubblicare il turpe reato di Tarquinio:

Cosa che fu fatta con rapida diligenza,

I Romani plausibilmente acconsentirono

all’esilio eterno di Tarquinio.

#9 La Fenice e la Tartaruga

Pubblicato: 1601

La Fenice e la Tartaruga è un poema allegorico forse sulla morte dell’amore ideale. Alcuni critici lo vedono come un poema sulla relazione tra verità e bellezza. Il poema descrive un funerale organizzato per i defunti Fenice e Tortora, che sono simboli rispettivamente della perfezione e dell’amore devoto. È una delle opere più oscure mai scritte e si continua a speculare sul suo significato. Si è pensato che alludesse a varie cose tra cui l’estinzione della monarchia dei Tudor; la fenice è Elisabetta I e la tortora rappresenta il suo amante, il secondo conte di Essex.

Escritto:-

La verità può sembrare ma non può essere;

La bellezza si vanta ma non è lei;

Verità e bellezza sono sepolte.

#8 Sonetto 20

Titolo alternativo: A woman’s face with Nature’s own hand painted

Pubblicato: 1609

I sonetti da 1 a 126 della raccolta di 154 sonetti di Shakespeare sono indirizzati a un giovane senza nome che è ora indicato come “Fair Youth”; mentre i sonetti da 127 a 154 sono conosciuti come la sequenza della Dark Lady poiché sono indirizzati a una donna che sembra essere bruna. Il sonetto 20 presenta la Bella Giovinezza come “padrona-amante” della passione del poeta. L’oratore proclama che il suo amato possiede l’attrattiva fisica di una donna e la forma di un uomo. Inoltre, egli è più fedele e meno volubile delle donne. Il sonetto 20 rimane una delle poesie più controverse di Shakespeare per diverse ragioni, tra cui la sua dualità sessuale e il suo omoerotismo.

Estratto:-

Un volto di donna con la mano della Natura dipinta

Tu, padrona della mia passione;

Un cuore gentile di donna, ma che non conosce

il cambiamento mutevole, come è la moda delle donne false;

#7 Sonetto 1

titolo alternativo: Dalle creature più belle desideriamo aumentare

Pubblicato: 1609

Nella prima quartina del Sonetto 1, l’oratore loda la bellezza della sua amata ed esprime il suo desiderio che la sua amata procrei. Nella seconda quartina, egli rimprovera il giovane di essere troppo egoista per considerare la procreazione; mentre nella terza, egli avverte il suo amato che la sua bellezza svanirà. Shakespeare termina il sonetto con il distico in cui dice al suo amato di non privare il mondo della sua bellezza. Il sonetto 1 è importante perché stabilisce il tono dell’intera raccolta ed è anche la prima mini-sequenza di 17 poesie, che sono chiamate sonetti “di procreazione”, poiché ognuna di esse esorta il giovane uomo a generare figli.

Estratto:-

Dalle creature più belle desideriamo crescere,

Perché così la rosa della bellezza non muoia mai,

Ma come la più matura dovrebbe con il tempo morire,

Il suo tenero erede potrebbe portare il suo ricordo:

#6 Sonetto 73

Titolo alternativo: That time of year thou mayst in me behold

Pubblicato: 1609

Il sonetto 73 si concentra sul tema della vecchiaia e dei suoi effetti sugli esseri umani. Shakespeare usa una serie di metafore per caratterizzare la natura della vecchiaia. Nella prima quartina, la equipara all’affievolirsi della vita come nel tardo autunno; nella seconda quartina, la paragona all’affievolirsi della luce chiamando l’oscurità “il secondo sé della morte”; e nell’ultima quartina, la paragona allo spegnersi del fuoco. Nel distico, l’oratore si rivolge alla sua amata, esprime gratitudine per la sua adorazione nonostante il deterioramento fisico dell’oratore e gli dice “di amare quel bene che tu devi lasciare prima del tempo”. Il sonetto 73 è considerato una delle poesie più belle di Shakespeare ed è uno dei più famosi dei suoi 154 sonetti.

Estratto:-

In me vedi il bagliore di un tale fuoco,

Che sulle ceneri della sua gioventù giace,

Come il letto di morte su cui deve spirare,

Consumato di ciò di cui si è nutrito.

#5 Venere e Adone

Pubblicato: 1593

Probabilmente la prima pubblicazione di Shakespeare, questo poema narra la storia della mitologia greca di Venere, la dea dell’amore, e Adone, un giovane estremamente bello. Innamorata di Adone, Venere cerca di sedurlo sebbene Adone sia interessato solo alla caccia. Lei sviene quando lui la respinge con disprezzo e, temendo che l’abbia uccisa, Adone bacia Venere. Lei si riprende e si baciano di nuovo. Il giorno dopo Adone va a caccia di cinghiali anche se Venere ha avuto una visione di lui ucciso da un cinghiale. La visione si avvera e Venere è devastata. A causa di ciò che le è successo, da allora in poi, quando gli uomini ameranno, ci saranno sempre sospetti, paura e tristezza. Tra le opere più famose di Shakespeare, Venere e Adone contiene discorsi sulla natura dell’amore e osservazioni della natura brillantemente descritte.

Estratto:-

Sarà causa di guerra e di terribili eventi,

E metterà zizzania tra il figlio e il sire;

Soggetto e servile a tutti i malumori,

Come la materia secca combustibile è al fuoco:

Con il suo primo amore la morte distrugge il mio amore,

Coloro che amano meglio il loro amore non godranno

#4 Sonetto 29

Titolo alternativo: When, in disgrace with fortune and men’s eyes

Pubblicato: 1609

Nell’ottava del Sonetto 29, l’oratore è depresso a causa dell’ostracismo sociale (“my outcast state”) e della sfortuna personale (“curse my fate”). Egli dà anche sfogo alla sua gelosia di coloro che sono “ricchi di speranza” e “con amici posseduti”. La sestina del sonetto inizia con “Yet” e prende un tono più luminoso quando l’oratore si sente meglio pensando alla sua amata. Finisce con il distico: “Per il tuo dolce amore ricordati di tale ricchezza; che allora mi disprezzo di cambiare il mio stato con i re”. Il sonetto 29 si distacca dai sonetti tradizionali per la sua diversa struttura e perché l’oratore, a causa della sua mancanza di autostima, non è in grado di presentare una soluzione nella sestina.

Estratto:-

Quando, in disgrazia alla fortuna e agli occhi degli uomini,

io tutto solo piango il mio stato di reietto,

e disturbo il cielo sordo con le mie grida infondate,

E guardare me stesso e maledire il mio destino,

#3 Sonetto 130

titolo alternativo: Gli occhi della mia amante non sono niente come il sole

Pubblicato: 1609

Il sonetto 130 satireggia il concetto di bellezza ideale che era una convenzione della letteratura e dell’arte dell’epoca. Paragona l’amante del poeta a un certo numero di bellezze naturali; ogni volta facendo notare che la bellezza della sua amante è ovviamente inadeguata per tali paragoni. Nell’ultimo distico del poema, Shakespeare afferma che ancora la sua amata è speciale come ogni bellezza per la quale tali fantasiosi paragoni sono fatti dagli artisti. Egli scrive: “E tuttavia, per il cielo, penso che il mio amore sia così raro; come qualsiasi altra donna smentita da falsi paragoni”. Il sonetto 130 è famoso per aver deriso i sonetti fioriti di corte.

Estratto:-

Ho visto rose damascate, rosse e bianche,

Ma non vedo rose simili sulle sue guance;

E in certi profumi c’è più piacere

che nel respiro che emana la mia amante.

#2 Sonetto 116

Titolo alternativo: Non lasciarmi alle nozze delle vere menti

Pubblicato: 1609

Questo sonetto spesso citato fornisce la definizione di amore ideale. Nella prima quartina, l’oratore dice che l’amore non è mutevole; nella seconda dice che è fisso come lo è la stella polare per i marinai; nella terza dice che non è uno “sciocco del tempo”, che non cambia con il tempo; e nel distico attesta la certezza della sua definizione di amore dicendo: “Se questo è errore e su di me provato; non ho mai scritto, né nessun uomo ha mai amato”. Il sonetto 116 è considerato tra i più belli dell’intera sequenza di 154 sonetti di Shakespeare ed è una delle più famose poesie scritte sull’amore.

Estratto:-

L’amore non è lo sciocco del tempo, anche se le labbra e le guance rosee

Vengono dentro la bussola della sua falce piegata;

L’amore non si altera con le sue brevi ore e settimane,

ma lo sopporta fino al bordo del destino.

#1 Sonetto 18

Titolo alternativo: Shall I compare thee to a summer’s day?

Pubblicato: 1609

Shakespeare inizia il Sonetto 18 con una domanda lusinghiera all’amata: “Devo paragonarti a un giorno d’estate?” Continua elencando alcuni aspetti negativi dell’estate per stabilire che la sua amata è migliore. Nell’ultima parte del poema, afferma che la bellezza della sua amata non svanirà mai perché la renderà eterna attraverso le parole di questa poesia che lo ricorderà al mondo “finché gli uomini potranno respirare o gli occhi potranno vedere”. Il sonetto 18 è la poesia più famosa scritta da William Shakespeare e tra i sonetti più famosi mai scritti.

Estratto:-

Ma la tua eterna estate non svanirà

Né perderà il possesso di quella bella che tu possiedi;

Né la Morte si vanterà che tu vaghi nella sua ombra,

Quando in linee eterne al tempo tu cresci;

Finché gli uomini possono respirare o gli occhi possono vedere,

Così a lungo vive questo, e questo ti dà vita.

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