24.03.2017 | Chimici famosi nella storia: Joseph Priestley (1733-1804)

Poche nozioni “si sono fissate più saldamente sulla mente”, ha scritto, che l’aria “è una semplice sostanza elementare, indistruttibile e inalterabile.”
Joseph Priestley potrebbe non sembrare un nome familiare, ma i suoi contributi alla scienza sono monumentali. Accreditato della scoperta dell’ossigeno nel 1774, Priestley scoprì che “l’aria non è una sostanza elementare, ma una composizione,” o miscela, di gas”. Trovò un gas incolore e altamente reattivo che considerò “aria deflogistica”, o come fu soprannominato più tardi, ossigeno.
Il suo esperimento più famoso fu condotto il 1 agosto 1774. Usò una “lente ardente” di vetro per mettere a fuoco la luce del sole su un grumo di ossido mercurico rossastro contenuto in un bicchiere rovesciato e posto in una piscina di mercurio. Trovò che il gas emesso era “cinque o sei volte migliore dell’aria comune”. Successivi test scoprirono che provocava una fiamma che bruciava intensamente e “manteneva in vita un topo circa quattro volte più a lungo di una quantità simile di aria.”

Attraverso i suoi esperimenti, Joseph Priestley fu in grado di rispondere a una delle tante domande che avevano sconcertato gli scienziati dell’epoca: Come e perché le cose bruciano?
Anche se la sua scoperta più famosa fu l’ossigeno, Joseph Priestley è famoso per molte altre scoperte. Ha isolato e caratterizzato altri otto gas. Questi includevano l’ammoniaca, il diossido di zolfo, il protossido di azoto e il diossido di azoto. Priestly fu anche il creatore dell’acqua gassata. La chiamò “mephetic julep” e sperava che potesse essere utile ai marinai che intraprendevano lunghi viaggi per prevenire lo scorbuto.
Inventò anche la gomma da cancellare e scrisse presto un importante articolo sull’elettricità che fu incoraggiato dal suo amico Benjamin Franklin.

Profondo amante della politica e noto per essere un teorico politico liberale, scrisse molto anche su questi argomenti. Infatti, i suoi scritti poco ortodossi, uniti al suo ardente sostegno alle rivoluzioni americana e francese, lo costrinsero a fuggire dall’Inghilterra. Nel 1794, si stabilì in Pennsylvania per continuare le sue ricerche. Anche se gli fu offerto un posto all’Università della Pennsylvania, fondata dal suo amico Benjamin Franklin, Priestley rifiutò. Scelse invece di vivere a Northumberland, in Pennsylvania, e continuare le sue ricerche. Anche se non divenne mai un cittadino americano, fu amico intimo sia di Thomas Jefferson che di John Adams. Thomas Jefferson espresse che vedeva Priestley come “una delle poche vite preziose per l’umanità.”

Joseph Priestley continuò il suo lavoro scientifico mentre si stabiliva in Pennsylvania, con sua moglie e suo figlio, fino alla sua morte nel 1804.

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