Una compagnia iniziata con un prestito di 800 dollari ha contribuito a plasmare il suono del XX secolo. Non si può che parlare della Motown Records, fondata il 12 gennaio 1959 da Berry Gordy Jr, nato nella città che ha contribuito a rendere sinonimo di soul, Detroit, il 28 novembre 1929. Immancabilmente arzillo, poco prima del suo 90° compleanno, Gordy ha annunciato il suo ritiro alla cerimonia Hitsville Honours, sicuro che i suoi successi dureranno per sempre.
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Gordy ha costruito il suo impero sul suo primo successo come autore di canzoni, in particolare di “Reet Petite”, “Lonely Teardrops” e altre per forse il preminente intrattenitore di musica nera della fine degli anni 50, Jackie Wilson. Detroit, la stessa Motor City, stava condividendo i frutti del boom economico americano del dopoguerra, e c’erano possibilità per un giovane e astuto creativo del business, come lo chiameremmo ora. Ma nessuno, sicuramente nemmeno Berry stesso, poteva sapere esattamente le dimensioni globali che quelle possibilità avrebbero assunto nei decenni a venire.
Foto: Motown Records Archives
Stimolato dall’esperienza di Gordy come autore di canzoni, dal suo innato istinto per gli affari e dal prestito della sua famiglia, tutto iniziò con “Come To Me” di Marv Johnson. Scritta dal cantante con Gordy, che la produsse anche, fu pubblicata come primo singolo su Tamla Records (numero di catalogo Tamla 101) il 21 gennaio 1959. Quasi dall’inizio, Gordy ebbe un successo al di là delle dimensioni che poteva affrontare.
Mentre “Come To Me” cominciava ad espandersi oltre Detroit e a trasformarsi in un successo nazionale, la sua embrionale compagnia Motown era, ancora, troppo piccola per renderle giustizia. Gordy, astuto fin dall’inizio, la diede in licenza alla United Artists, e “Come To Me” si annidò al n.6 della classifica R&B e al n.30 della pop. I semi erano stati piantati.
L’uomo d’affari in fabbrica
Gli esperti hanno discusso i segreti del successo della Motown nei sei decenni successivi, ma se ce n’erano in quei primi tempi, l’attenzione di Gordy per un ambiente affiatato era la chiave. Così come la sua capacità di attrarre, e poi di affinare, l’elite tra i talenti locali per l’azienda essendo l’attore-manager, per così dire: l’uomo d’affari che era sul pavimento della fabbrica, proprio come lo era stato quando aveva lavorato alla fabbrica Lincoln-Mercury della Ford Motor Company qualche anno prima.
Questo, e la combinazione di gloriosa creatività e rigorosa disciplina. Quell’unione ha reso il punto di riferimento della Motown più alto di quello di chiunque altro, e ha portato quella che prima sarebbe stata conosciuta come musica di razza nelle case degli americani di ogni credo e colore, e poi delle loro controparti in tutto il mondo. Coloro che hanno lavorato con e per Gordy raccontano storie della sua spietata aderenza agli standard che si era prefissato e che si aspettava dagli altri.
Hitsville per sempre
I giorni di gloria dell’impero di Gordy non potranno mai essere eguagliati nell’ambiente musicale moderno. Sono stati imitati abbastanza spesso, e gli echi di ciò che Berry, e tutti quelli collegati alla compagnia, hanno costruito riverberano in tutto il mondo ogni ora di ogni giorno. Motown: The Musical ha cavalcato l’infinita ondata di affetto per l’eredità della compagnia, dopo aver debuttato a Broadway nell’aprile 2013, e quell’indistruttibile storia d’amore continua con l’ammirevole documentario di cui l’esecutivo è stato la chiave, Hitsville: The Making Of Motown. Ci rallegriamo del fatto che niente di tutto questo sarebbe successo senza Berry Gordy Jr.