Corn Law, nella storia inglese, uno dei regolamenti che regolano l’importazione e l’esportazione di grano. I registri menzionano l’imposizione di leggi sul mais già nel 12° secolo. Le leggi divennero politicamente importanti alla fine del XVIII secolo e nella prima metà del XIX secolo, durante la carenza di grano causata dalla crescente popolazione britannica e dai blocchi imposti durante le guerre napoleoniche. Le Corn Laws furono infine abrogate nel 1846, un trionfo per i produttori, la cui espansione era stata ostacolata dalla protezione del grano, contro gli interessi terrieri.
Dopo il 1791, la legislazione protettiva, unita alle proibizioni commerciali imposte dalla guerra, costrinse i prezzi del grano a salire bruscamente. Un cattivo raccolto nel 1795 portò a rivolte per il cibo; ci fu una crisi prolungata durante il 1799-1801, e il periodo dal 1805 al 1813 vide una sequenza di cattivi raccolti e prezzi elevati. Dal 1815, quando una legge tentò di fissare i prezzi, al 1822, i prezzi del grano fluttuarono e la protezione continua fu sempre più impopolare. La Anti-Corn Law League, fondata a Manchester nel 1839, cominciò a mobilitare le classi medie industriali contro i proprietari terrieri e nel 1843 aiutò lo scozzese James Wilson a fondare il settimanale londinese di notizie e opinioni The Economist per servire come voce contro le Corn Laws. Il leader della lega, Richard Cobden, fu in grado di influenzare il primo ministro, Sir Robert Peel. Il fallimento del raccolto di patate irlandesi nel 1845 convinse Peel a sostenere l’abrogazione di tutte le Corn Laws, che fu raggiunta nel 1846. La regolamentazione divenne di nuovo necessaria nel 1902, quando fu imposto un dazio minimo sul grano e la farina importati, e nel 1932, quando il grano coltivato in Gran Bretagna fu protetto per legge in riconoscimento della crescente dipendenza dalle importazioni dall’estero.