Decolonizza la tua libreria con questi libri di scrittori nativi americani

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Siccome il Giorno del Ringraziamento è un momento in cui l’immaginario collettivo americano immagina un pasto pacifico condiviso tra colonizzatore e colonizzato, dove entrambi sembrano condividere una comprensione e un beneficio reciproci, perché non rendere questa fantasia una realtà esercitando alcuni muscoli di empatia per gli altri e leggendo opere letterarie scritte dalla loro prospettiva?

La mia lista non ha standard di quantum di sangue ed è completa di prospettive sia della zona rurale che di quella urbana, del passato e del presente, il che mi sembra il modo migliore per rappresentare quella massa complessa e meravigliosamente aggrovigliata che sono i moderni popoli nativi. Le lotte e le prospettive tracciate in queste opere sono quelle che ritengo più rilevanti per una prospettiva socio-politica ben sintonizzata. Molte sono pubblicazioni più recenti, dato che il Rinascimento letterario dei Nativi è attualmente in pieno effetto, morphing, evolvendo e raggiungendo in modi che la voce letteraria dei Nativi non ha mai fatto prima.

Perma Red di Debra Magpie Earling

L’amore è complicato a prescindere dall’ambiente, ma il potenziale d’amore è più condannato nel luogo di Perma, Montana per la protagonista Louise in questo romanzo ambientato negli anni ’40. Louise è descritta come una bella ragazza nativa di sangue misto che sta crescendo nella riserva indiana di Flat Head. Essendo mista, con la pelle più chiara e i capelli tinti di rosso, è sempre stata un’estranea per la gente della sua riserva; soprannominata Perma Red, degradata e sessualizzata fin da piccola da tutti quelli che la circondano. La storia cataloga la sua esistenza paradossale, desiderando contemporaneamente l’accettazione e la fuga dalla Rez. Purtroppo, è solo negli uomini che la corteggiano che esistono le sue opzioni verso l’accettazione o la fuga. Pubblicato nel 2002, e vincitore dell’American Book Award 2003, questo romanzo psicologicamente complesso, empatico e intenso, ci mostra il crudo paesaggio della Rez per una giovane donna nativa di sangue misto – il più feroce ma assoluto altro subalterno d’America.

Heart Berries: A Memoir by Terese Marie Mailhot

Il memoir di Terese Marie Mailhot ha portato le prove della moderna donna nativa nell’attuale scena letteraria mainstream. Nel suo debutto del 2018, ha fatto esplodere la nostra narrativa mancante in uno dei modi più eclatanti che si possano immaginare – pubblicando i diari che ha tenuto durante il suo ricovero in istituto durante un esaurimento mentale dopo aver perso la custodia del suo primogenito. Non è un segreto che le strutture colonialiste messe in atto secoli fa lavorano ancora per mettere a tacere e mutilare psicologicamente i popoli indigeni e delle Prime Nazioni, e con questo libro di memorie non è più qualcosa che accade nelle stanze sul retro della storia. Heart Berries è ora un New York Times Best Seller ed è stato nominato uno dei migliori libri di saggistica del 2018 da TIME Magazine. Attraverso il suo racconto delle sue prove, del trauma familiare e di un distinto tipo di oppressione delle donne indigene, Mailhot porta nel presente la voce a lungo perduta della madre nativa, e sta urlando.

Abbandonami: Memoirs by Melissa Febos

In questa raccolta di memorie del 2017 viaggiamo con Melissa alla scoperta della sua identità personale e culturale. La seguiamo attraverso la rottura della sua relazione tossica con una donna sposata e la costruzione della sua relazione con il suo padre nativo americano da tempo perduto. La storia di Febos è più potente quando lavora per trasmettere le complesse emozioni coinvolte nel tentativo di riconnettersi con un padre assente – uno la cui storia puoi sentire nel tuo sangue e nella terra intorno a te. Il trauma del sangue è reale e Febos ce lo fa sentire. Febos lavora attraverso ricordi, familiari e personali, miti culturali, moderni e antichi, significati setacciati, per comprendere l’ontologia del suo essere. Per avvicinarsi al nocciolo del suo sé punta le sue indagini verso gli abbandoni del passato. Guardando la sua vita attraverso sequenze di perdite, si concentra solo su se stessa. Inquadra l’abbandono senza tragedia, ma come una necessità di crescita, uno stato naturale di evoluzione emotiva. L’abbandono non è altro che l’inizio della propria storia, da soli.

Men We Reaped: A Memoir by Jesmyn Ward

Nel libro di memorie del 2013 Jesmyn Ward inizia raccontandoci quello che sa del lignaggio misto della sua famiglia. È nera, Choctaw, haitiana e bianca, nata e cresciuta nel Mississippi. Vuole farci sapere cosa e dove si trova per farci capire qualcosa di cui è stata testimone. Con i complessi della razza e del luogo ben fissati nella mente del suo lettore, inizia una lenta registrazione delle tragiche morti premature degli uomini della sua famiglia. Ha scritto questo per i suoi fratelli – di sangue e non. Allo stesso tempo un coming of age e una storia di tragedia familiare, sta cercando disperatamente di capire le strutture di razza, classe, cultura e traumi intergenerazionali che hanno reso la sopravvivenza così difficile per questi particolari uomini. Men We Reaped è stato nominato uno dei migliori libri del secolo dalla rivista New York, e attraverso questo libro di memorie profondamente intelligente, provocatorio e tragico, siamo in grado di vedere come la macchina americana del razzismo, intrecciata con il classismo e la cultura, sia molto presente; e che i modi sottili e non così sottili in cui continua a mangiare gli uomini vivi non possono più essere ignorati.

There There di Tommy Orange

Il romanzo d’esordio 2018 di Tommy Orange, long-listed per il National Book Award 2018, è una narrazione intrecciata che segue le storie di dodici indiani urbani multigenerazionali che vivono nella moderna Oakland, CA. È un romanzo simile a Pulp Fiction con meno dissolutezza e più tragedia. Con ogni capitolo che è una nuova voce, i personaggi si mescolano per creare una vivida narrazione di storie miste, politica e lignaggi. I personaggi orbitano l’uno intorno all’altro cercando di capire la propria identità all’interno di una dura sottoclasse americana, continuamente stratificata dalla povertà e dalla violenza. Le prove che affrontano sono implacabili, ma i loro spiriti rimangono forti, unendosi in una scena finale che vi farà spezzare il cuore con tutti loro.

Abitazioni: A Spiritual History of the Living World di Linda Hogan

In Dwellings del 2007 Linda Hogan scrive una storia naturale della terra americana, degli animali, degli spiriti e delle persone. Le sue esposizioni ci mostrano come il mondo naturale sia un’estensione delle dinamiche emotive della storia umana. Il naturalismo di Dwellings riguarda il modo in cui gli uomini hanno impresso la loro impronta sulla terra e sugli animali e come la terra e gli animali hanno impresso la loro impronta su di noi, in vasti cicli sottili. Ci ricorda che siamo sempre stati legati alla terra in questo modo. Le articolazioni di Hogan del mondo naturale – il suo sviluppo, la forma, gli scopi particolari e i meccanismi – sono tutti personaggi principali, e l’evoluzione di questi personaggi può essere vista per informare le imprese umane. Tutto in natura è interconnesso e interdipendente, e gli uomini nel corso della storia hanno cercato di combattere questo o di lasciarsi guidare da esso. In Dwellings, Hogan ci ricorda come la natura debba in ultima analisi guidarci.

Bad Indians: A Tribal Memoir by Deborah Miranda

Le storie dei popoli nativi della California non si sentono troppo spesso. Alle elementari abbiamo imparato a conoscere gli indiani Mission ma solo la loro vita dopo la cattura e la colonizzazione, come se fosse sempre stato così. Abbiamo passato ore inutili a discutere e poi a ricreare fuori dal cartone quelle Missioni spagnole. In Deborah Miranda 2013, vincitore del PEN Oakland – Josephine Miles Literary Award, in parte progetto di ricerca storica e in parte memoir, frammentato ma fluido e personale, sentiamo finalmente questa storia dalla parte degli indigeni che l’hanno vissuta. La ricerca di Miranda sulla storia della sua famiglia, indigeni californiani, è il cavo di base per lei per raccontare la loro storia tribale collettiva. Il libro è pieno di diapositive fotografiche, ottenute attraverso la sua meticolosa ricerca, mentre lei scrive per umanizzare le persone al loro interno, alcune delle quali sono suoi diretti antenati. Attraverso il lirismo poetico e la ricerca oggettiva di Miranda non possiamo fare a meno di sentirli attraverso la lente.

The Tao of Raven: An Alaska Native Memoir by Ernestine Hayes

Scritto nel 2017 nella sua prosa eccezionalmente artigianale, Ernestine Hayes racconta il particolare tipo di sopravvivenza dei nativi dell’Alaska dopo la guerra che il colonialismo ha scatenato su di loro. Il suo linguaggio si muove con grazia tra memorie, finzione, ricerca storica, storie tradizionali Tlingit e metafora, il tutto completo come un’epica stanca della guerra. Lei intreccia la storia del suo popolo del Corvo e della Scatola della Luce del Giorno con l’Arte della Guerra di Sun Tzu per creare il suo proprio linguaggio mitico di forza e sopravvivenza. Attraverso la sua narrazione vediamo un vero movimento letterario oltre ogni arido dettato della vita dei Nativi dopo il colonialismo. Il suo linguaggio epico conferisce una grazia tanto necessaria al suo popolo che ancora vive tutti gli effetti che un genocidio lento e costante può avere su un gruppo di persone così isolato. Lei crea i testi per accompagnare il suo popolo fuori dai cicli del trauma storico, nella luce della speranza dopo la guerra.

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