Il neuroimaging comprende un potente insieme di strumenti per diagnosticare le diverse cause di demenza, chiarire la loro neurobiologia, e monitorare il loro trattamento. La risonanza magnetica (MRI) descrive i cambiamenti di volume con la neurodegenerazione e l’infiammazione, così come le anomalie nella connettività funzionale e strutturale. L’etichettatura di spin arterioso MRI permette di quantificare il flusso sanguigno cerebrale regionale, caratteristicamente alterato nella malattia di Alzheimer, nella malattia diffusa a corpi di Lewy e nelle demenze frontotemporali. La tomografia a emissione di positroni permette di determinare il metabolismo regionale, con anomalie simili al flusso, e di misurare la deposizione di β-amiloide e tau anormale nel cervello, così come l’infiammazione regionale. Questi strumenti permettono di quantificare in vivo la maggior parte delle caratteristiche patologiche osservate nei disturbi che causano la demenza. Soprattutto, permettono lo studio longitudinale di queste anomalie, avendo rivelato, per esempio, che la deposizione di β-amiloide nel cervello può anticipare di decenni l’insorgenza della demenza. Così, una finestra terapeutica è stata aperta e l’efficacia di immunoterapie dirette a rimuovere β-amiloide dal cervello di individui asintomatici è attualmente in fase di test. L’imaging della Tau e dell’infiammazione, ancora nella loro infanzia, combinato con la genomica, dovrebbe fornire potenti intuizioni su questi disturbi e facilitare il loro trattamento.