La Danimarca ha formalmente chiesto di aderire alle Comunità europee, il predecessore dell’Unione europea, il 10 agosto 1961, un giorno dopo la candidatura britannica. Tuttavia, l’allora presidente francese Charles de Gaulle pose il veto all’adesione britannica, e la Danimarca non volle aderire alla CE senza il Regno Unito. Dopo molti negoziati e in seguito a un cambiamento della presidenza francese, la Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito entrarono infine nelle Comunità europee il 1° gennaio 1973. La Danimarca e l’Irlanda erano così legate economicamente al Regno Unito che consideravano necessario aderire alla CE se il Regno Unito vi avesse aderito. La popolazione danese votò per l’adesione, il 63,3% era a favore, con un’affluenza del 90,1%. Questo è stato il primo di molti allargamenti che sono diventati una delle principali aree politiche delle Comunità. Nel 1982, la Groenlandia ha votato per lasciare le Comunità dopo aver ottenuto l’home rule dalla Danimarca.
La CE fu accettata e apprezzata in Danimarca, e la stragrande maggioranza della popolazione danese sostenne l’Atto unico europeo nel 1986.
I danesi hanno stimolato la consapevolezza politica dell’euroscetticismo e hanno avuto la reputazione di europei “riluttanti”. Il primo referendum danese sul trattato di Maastricht si tenne il 2 giugno 1992, ma una mancanza di meno di 50.000 voti fece sì che il trattato non fosse ratificato. Dopo il fallimento, furono apportate modifiche al trattato attraverso l’aggiunta dell’Accordo di Edimburgo che elenca quattro eccezioni danesi. Il trattato fu infine ratificato l’anno successivo, il 18 maggio 1993, dopo un secondo referendum tenutosi in Danimarca.
Il trattato di Lisbona fu ratificato dal solo parlamento danese. Non è stato considerato una rinuncia alla sovranità nazionale, che avrebbe comportato l’organizzazione di un referendum secondo l’articolo 20 della costituzione.
Nell’ottobre 2012, il primo ministro Helle Thorning-Schmidt ha chiesto uno sconto di 1 miliardo di corone nel bilancio dell’Unione europea, altrimenti avrebbe posto il veto al bilancio. Nel febbraio 2013, la Danimarca e l’Unione europea hanno raggiunto un accordo su un bilancio di sette anni, per approvare la richiesta danese.
Il 25 maggio 2014, il referendum sull’adesione alla Corte unificata dei brevetti danese è stato approvato con il 62.5% dei voti, permettendo al governo di procedere con la ratifica dell’Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, che costituisce la base giuridica del tribunale unificato dei brevetti.
Nel 2009 il governo danese ha cercato di aggiustare i suoi opt-out in diverse aree politiche tramite referendum, con l’obiettivo di approfondire la congruenza delle politiche danesi con quelle dell’UE. Questo alla fine è sfociato nel referendum sull’opt-out per gli affari interni e la giustizia che ha avuto luogo il 3 dicembre 2015, con l’elettorato che ha rifiutato il cambiamento proposto per l’opt-out completo.