Il rito di uccisione rituale dell’aquila di sangue appare in due sole occasioni nella letteratura norrena, oltre a riferimenti obliqui che alcuni hanno interpretato come riferiti alla stessa pratica. Le versioni principali hanno alcuni punti in comune: le vittime sono entrambe nobili (Halfdan Haaleg o “Gamba Lunga” era un principe; Ælla di Northumbria un re), ed entrambe le esecuzioni erano una rappresaglia per l’omicidio di un padre.
Einarr e HalfdanModifica
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Ci sono due fonti che pretendono di descrivere l’esecuzione rituale di Torf-Einarr del figlio di Harald Fairhair, Halfdan Long-Leg, alla fine del IX secolo. Entrambe sono state scritte diversi secoli dopo gli eventi che descrivono, ed esistono in varie versioni note per essersi influenzate a vicenda.
Nella saga Orkneyinga, l’aquila di sangue è descritta come un sacrificio a Odino.
Þar fundu þeir Hálfdan hálegg, ok lèt Einarr rísta örn á baki honum með sverði, ok skera rifin öll frá hrygginum ok draga þar út lúngun, ok gaf hann Óðni til sigrs sèr.Einarr gli fece intagliare un’aquila sulla schiena con una spada, e gli tagliò le costole tutte dalla spina dorsale, e ne trasse fuori i polmoni, e lo consegnò a Odino per la vittoria che aveva ottenuto.
L’Heimskringla di Snorri Sturluson contiene un resoconto dello stesso evento descritto nella Orkneyinga saga, con Einarr che compie l’atto in prima persona:
Þá gékk Einarr jarl til Hálfdanar; hann reist örn á baki honum með þeima hætti, at hann lagði sverði á hol við hrygginn ok reist rifin öll ofan alt á lendar, dró þar út lungun; var þat bani Hálfdanar.In seguito, lo jarl Einarr andò da Halfdan e gli tagliò l'”aquila di sangue” sulla schiena, in questo modo gli conficcò la spada nel petto per la spina dorsale e recise tutte le costole fino ai lombi, e poi estrasse i polmoni; e questa fu la morte di Halfdan.
I figli di Ragnar Lodbrok e il re Ælla di NorthumbriaEdit
In Þáttr af Ragnars sonum (il “Racconto dei figli di Ragnar”), Ivar il Senzaossa ha catturato il re Ælla di Northumbria, che aveva ucciso il padre di Ivar, Ragnar Loðbrók. L’uccisione di Ælla, dopo una battaglia per il controllo di York, è descritta così:
Fecero scolpire l’aquila insanguinata sulla schiena di Ælla, e tagliarono via tutte le costole dalla spina dorsale, e poi gli strapparono i polmoni.
L’aquila sanguinaria è citata dal poeta Sigvatr Þórðarson dell’XI secolo che, tra il 1020 e il 1038, scrisse un verso skaldico chiamato Knútsdrápa che racconta e stabilisce che Ivar il Senz’ossa abbia ucciso Ælla e successivamente tagliato la sua schiena.
Il verso skaldico di Sighvatr in norreno antico:
Originale | Letterale traduzione | Riordino suggerito |
---|---|---|
Ok Ellu bak, |
E la schiena di Ella, |
E Ívarr, colui |
Il verso calvo, mezzo comune dei poeti nordici, doveva essere criptico e allusivo, e la natura idiomatica del poema di Sighvatr come descrizione di ciò che è diventato noto come l’aquila di sangue è una questione di controversia storica, in particolare perché nell’immaginario nordico l’aquila era fortemente associata al sangue e alla morte.
Saxo Grammaticus in Gesta Danorum libro 9, capitolo 5,5 racconta quanto segue su Bjørn e Sigvard, figli di Ragnar Lodbrok e del re Ælla:
Idque statuto tempore exsecuti, comprehensi ipsius dorsum plaga aquilam figurante affici iubent, saevissimum hostem atrocissimi alitis signo profligare gaudentes. Nec vulnus impressisse contenti, laceratam salivere carnem.Questo fecero al momento stabilito; e quando lo ebbero catturato, ordinarono che gli fosse incisa nella schiena la figura di un’aquila, rallegrandosi di schiacciare il loro nemico più spietato segnandolo con il più crudele degli uccelli. Non soddisfatti di avergli impresso una ferita, salarono la carne maciullata.
Altri contiModifica
Un altro possibile riferimento obliquo al rito appare in Norna-Gests þáttr. Ci sono due strofe di versi verso la fine della sua sezione 6, “Sigurd ha abbattuto i figli di Hunding”, dove un personaggio che descrive eventi precedenti dice:
Nú er blóðugr örn |
Ora l’aquila del sangue |
La parola tradotta “corvo” non è hrafn ma hugin, uno dei corvi di Odino.