Origini della lingua
L’armeno appartiene al gruppo satem (satəm) delle lingue indoeuropee; questo gruppo comprende quelle lingue in cui gli arresti palatali sono diventati fricative palatali o alveolari, come lo slavo (con il baltico) e l’indoiranico. L’armeno mostra anche almeno una caratteristica del gruppo centum – che comprende il celtico, il germanico, l’italico e il greco – in quanto conserva occasionali arresti palatali come suoni simili alla k.
Precisamente come e quando i primi armeni arrivarono in Anatolia orientale e nelle aree che circondano i laghi Van, Sevan e Urmia non è noto. È possibile che abbiano raggiunto quel territorio già nella seconda metà del II millennio a.C. La loro presenza come successori dei locali Urartiani può essere datata approssimativamente al 520 a.C., quando i nomi Armina e Armaniya appaiono per la prima volta nell’iscrizione cuneiforme persiana di Dario I (il Grande) a Behistun (l’attuale Bisitun, Iran). Una variante di quella designazione antica, Armeno, è il nome con cui il popolo che si chiama Hay è conosciuto in tutto il mondo.
L’invenzione dell’alfabeto armeno è tradizionalmente attribuita al monaco San Mesrop Mashtots, che nel 405 creò un alfabeto composto da 36 segni (due furono aggiunti successivamente) basati in parte sulle lettere greche; anche la direzione della scrittura (da sinistra a destra) seguiva il modello greco. Questo nuovo alfabeto fu usato per la prima volta per tradurre la Bibbia ebraica e il Nuovo Testamento cristiano.
Il Grabar, come era conosciuta la lingua della prima traduzione, divenne lo standard per tutta la letteratura successiva, e il suo uso produsse quella che è stata considerata l’età dell’oro della letteratura armena. Esso nascondeva le evidenti variazioni dialettali della lingua parlata e fu usato per testi letterari, storici, teologici, scientifici e persino di uso quotidiano. Anche il primo periodico armeno, Azdarar (1794), fu stampato in Grabar, anche se alla fine del XVIII secolo la lingua parlata si era talmente discostata dalla lingua scritta che la lingua del periodico non era ampiamente compresa.
Questa divergenza era stata evidente dal VII secolo circa, e, a partire dall’XI secolo, una variazione della lingua parlata (ora chiamata armeno medio) fu anche scritta. Una delle varietà territoriali dell’armeno medio divenne la lingua ufficiale della Piccola Armenia, il regno di Cilicia governato dalle dinastie dei Rubenidi e degli Etumidi dall’XI al XIV secolo.
Nel XIX secolo la discrepanza tra il Grabar (che aveva continuato a prevalere come lingua scritta) e la lingua parlata (che si era ormai frammentata in numerosi dialetti) era diventata così vasta che nacque un movimento per elaborare una lingua standard moderna che fosse comprensibile a tutti e adatta all’uso nelle scuole. Questo movimento produsse alla fine due varietà diglossiche di Ašxarhabar (Ashkharhabar), la lingua standard moderna; il Grabar rimase la lingua dell’alto stile formale durante il XIX secolo.
L’armeno occidentale (precedentemente noto come “armeno di Turchia”) era basato sul dialetto della comunità armena di Istanbul, e l’armeno orientale (precedentemente noto come “armeno di Russia”) era basato sui dialetti di Yerevan (Armenia) e Tbilisi (Georgia). Sia l’armeno orientale che quello occidentale furono epurati dalle parole “musulmane” (parole in prestito arabe, persiane e turche), che furono sostituite da parole prese dal Grabar. Le parole in Grabar (dal greco, dal siriaco e, più numerose di tutte, dall’antico iraniano), tuttavia, furono considerate parte del vocabolario nativo tradizionale e furono completamente assorbite.
L’armeno occidentale è usato dagli armeni che vivono in Turchia e in alcuni paesi arabi così come nelle comunità di emigranti in Europa e negli Stati Uniti. L’armeno orientale è prevalente in Armenia, Azerbaigian, Georgia e Iran. Anche se condividono quasi lo stesso vocabolario, le importanti divergenze nella pronuncia e le differenze grammaticali tra le due varietà sono così significative che possono essere considerate due lingue diverse.