Rivisitando lo storico album di debutto dei Doors

Quando i Doors entrarono in uno studio di registrazione di Hollywood per fare il loro album di debutto alla fine di agosto del 1966, sapevano cosa volevano.

Mesi di servizio come house band al Whisky a Go Go avevano affinato le loro capacità di suonare ed esibirsi al punto che un membro del quartetto poteva sterzare bruscamente verso una nuova direzione e gli altri lo seguivano senza perdere un colpo.

E nel processo erano diventati avventurosi autori di canzoni, arrivando a una serie di canzoni che toccavano la cultura del 1967, dal blues e dal pop al folk e alla psichedelia. Costruita sull’organo stordente di Ray Manzarek (che cadeva da qualche parte tra il jazz dei vecchi uomini e il garage rock da sballo), la musica dei Doors suonava giocosa e seria, drogata e studiosa, artistica – e sì, va detto, pretenziosa.

Il loro capobanda, discutibilmente in carica, era Jim Morrison, uno dei frontmen più magnetici del rock, un mucchio spavaldo di carne sudata che veniva definito da una combinazione di testi biascicati e sesso a pantaloni calati. La sua presenza penetrante ha trasformato i Doors in qualcosa di più di un’altra reliquia dell’era hippie; è entrato nella tua pelle e si è fatto strada nel tuo sistema vitale.

Senza di lui, la musica era un contenitore vuoto.

Ascolta ‘Light My Fire’ dei Doors

Ma tutto si riunì in una collisione di ideali, idee e filosofia da sballo durante quella settimana di fine agosto 1966. Quando The Doors uscì il 4 gennaio 1967, suonava sia parte che distrazione di una scena che era sul punto di scaricarsi.

“Break on Through (To the Other Side)” era il brano principale e il singolo dell’album, ma i capolavori arrivavano alla fine di ogni lato: “Light My Fire” era pop da Top 40 con un’erezione; “The End” era teatro apocalittico allacciato alla tensione edipica. E riassumevano abbastanza bene l’esperienza dei Doors.

“Break on Through” non riuscì ad entrare nella Top 100, ma “Light My Fire” arrivò al n. 1, raggiungendo la posizione di punta a luglio, proprio mentre la Summer of Love stava dilagando. La canzone è diventata un momento cruciale in quell’anno memorabile. Così come l’album, che ha raggiunto il numero 2. Le cover blues (“Back Door Man”) e pop-art (“Alabama Song”) dei Doors si mescolavano con originali come “Soul Kitchen” e “Twentieth Century Fox” per l’inizio di un viaggio che aiutò ad aprire le percezioni in espansione del rock.

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