tardo 13c, “persona che è oggetto o proprietà di un altro”, dal francese antico esclave (13c.), dal latino medievale Sclavus “schiavo” (fonte anche dell’italiano schiavo, francese esclave, spagnolo esclavo), originariamente “slavo” (vedi slavo); così usato in questo senso secondario a causa dei molti slavi venduti in schiavitù dai popoli conquistatori.
La più antica storia scritta degli Slavi può essere riassunta in breve: miriadi di cacce agli schiavi e l’intronizzazione di interi popoli. Lo slavo era il più pregiato dei beni umani. Con una forza accresciuta al di fuori della sua terra paludosa d’origine, temprato al massimo contro ogni privazione, industrioso, contento di poco, di buon umore e allegro, riempiva i mercati degli schiavi d’Europa, Asia e Africa. Bisogna ricordare che per ogni schiavo slavo che arrivava a destinazione, almeno dieci soccombevano al trattamento inumano durante il trasporto e al calore del clima. Infatti Ibrāhīm (X secolo), lui stesso con ogni probabilità un mercante di schiavi, dice: “E gli slavi non possono viaggiare in Lombardia a causa del caldo che è loro fatale”. Da qui il loro prezzo elevato.
Il geografo arabo del IX secolo ci racconta come i magiari nella steppa del Ponto dominassero tutti gli slavi che abitavano vicino a loro. I magiari facevano delle incursioni contro gli slavi e portavano i loro prigionieri lungo la costa fino a Kerkh, dove i bizantini andavano loro incontro e davano broccati greci e simili in cambio dei prigionieri.
Significa “uno che ha perso il potere di resistenza a qualche abitudine o vizio” è del 1550. Applicato ai dispositivi dal 1904, soprattutto quelli che sono controllati da altri (confrontare il fiocco schiavo nella vela, allo stesso modo delle locomotive, lampadine flash, amplificatori). Schiavista è attestato dal 1807; il senso esteso di “padrone crudele o esigente” è dal 1854. Stato schiavista nella storia degli Stati Uniti è dal 1812. La tratta degli schiavi è attestata dal 1734.
È assurdo riportare uno schiavo fuggitivo. Se uno schiavo può sopravvivere senza un padrone, non è terribile ammettere che il padrone non può vivere senza lo schiavo?
Il vecchio inglese Wealh “britannico” cominciò ad essere usato anche nel senso di “servo della gleba, schiavo” verso l’850; e il sanscrito dasa-, che può significare “schiavo”, sembra essere collegato a dasyu- “abitante pre-ariano dell’India”. Il dizionario di Grose (1785) ha sotto Negroe “A black-a-moor; figurativamente usato per uno schiavo,” senza riguardo alla razza. Le parole inglesi antiche più comuni per schiavo erano þeow (relative a þeowian “servire”) e þræl (vedi thrall). Le parole slave per “schiavo” (russo rab, serbo-croato rob, antico slavo ecclesiastico rabu) provengono dall’antico slavo *orbu, dalla radice PIE *orbh- (anche fonte di orfano (n.)), il cui senso terreno sembra essere “cosa che cambia fedeltà” (nel caso dello schiavo, da se stesso al suo padrone). La parola slava è anche la fonte di robot.