Theia

I resoconti più antichi

I resoconti usuali le davano un’origine altrettanto primordiale, dicendo che era la figlia maggiore di Gaia (Terra) e Urano (Cielo). Robert Graves riferisce anche che più tardi Theia viene indicata come Euryphaessa dagli occhi di vacca che diede alla luce Helios nei miti dell’Antichità classica.

Miti successiviModifica

Una volta accoppiata nei miti successivi con suo fratello Titano Iperione come marito, “Euryphaessa dagli occhi dolci, la lontana splendente” dell’inno omerico a Helios, si diceva fosse la madre di Helios (il Sole), Selene (la Luna), ed Eos (l’Alba).

Pindaro loda Theia nella sua quinta ode istmica:

“Madre del sole, Theia dai molti nomi, per causa tua gli uomini onorano l’oro come più potente di qualsiasi altra cosa; e per il valore che tu dai loro, o regina, le navi che combattono sul mare e le squadre di cavalli aggiogate in gare di velocità diventano meraviglie”.

Sembra qui una dea dello scintillio in particolare e della gloria in generale, ma l’allusione di Pindaro a lei come “Theia dai molti nomi” è significativa, poiché suggerisce l’assimilazione, riferendosi non solo a simili dee madri del sole come Febe e Leto, ma forse anche a figure materne più universalizzanti come Rhea e Cibele.

Diodoro accountEdit

Una versione non ortodossa del mito presentata da Diodoro identifica Theia come basileia (“palazzo reale”) con il seguente resoconto:

“A Urano nacquero anche delle figlie, le due maggiori delle quali erano di gran lunga le più rinomate sopra tutte le altre e furono chiamate Basileia e Rhea, che alcuni chiamarono anche Pandora. Di queste figlie Basileia, che era la maggiore e superava di gran lunga le altre sia in prudenza che in comprensione, allevò tutti i suoi fratelli, mostrando loro collettivamente la gentilezza di una madre; di conseguenza le fu dato l’appellativo di ‘Grande Madre’; e dopo che suo padre fu tradotto dagli uomini al cerchio degli dei, con l’approvazione delle masse e dei suoi fratelli succedette alla dignità reale, sebbene fosse ancora una fanciulla e a causa della sua grandissima castità non fosse stata disposta a unirsi in matrimonio con nessun uomo. Ma più tardi, per il suo desiderio di lasciare dei figli che succedessero al trono, si unì in matrimonio con Iperione, uno dei suoi fratelli, per il quale nutriva il più grande affetto. E quando le nacquero due figli, Elio e Selene, che erano molto ammirati sia per la loro bellezza che per la loro castità, i fratelli di Basilea, dicono, essendo invidiosi di lei a causa della sua felice prole e temendo che Iperione avrebbe dirottato il potere reale su di sé, commisero un atto assolutamente empio; infatti, entrando in una cospirazione tra di loro, misero a ferro e fuoco Iperione e gettarono Elio, che era ancora un bambino, nel fiume Eridanus, annegandolo. Quando questo crimine venne alla luce, Selene, che amava molto suo fratello, si gettò giù dal tetto, ma sua madre, mentre cercava il suo corpo lungo il fiume, le forze la abbandonarono e cadendo in uno svenimento ebbe una visione in cui pensò che Elio stesse sopra di lei e la esortò a non piangere la morte dei suoi figli; perché, disse, i Titani avrebbero incontrato la punizione che meritavano, mentre lui e sua sorella sarebbero stati trasformati, per qualche provvidenza divina, in nature immortali, poiché quello che prima era stato chiamato il “fuoco sacro” nei cieli sarebbe stato chiamato dagli uomini Helius (“il sole”) e quello a cui ci si rivolgeva come “mene” sarebbe stato chiamato Selene (“la luna”). Quando fu risvegliata dallo svenimento, raccontò alla folla comune sia il sogno che le disgrazie che le erano capitate, chiedendo che rendessero alla morta gli stessi onori che si concedono agli dei e affermando che nessun uomo avrebbe dovuto più toccare il suo corpo. E dopo questo divenne furiosa, e afferrando i giocattoli di sua figlia che potevano fare rumore, cominciò a vagare per il paese, con i capelli sciolti, ispirata dal rumore dei timpani e dei cembali, così che coloro che la vedevano erano colpiti dallo stupore. E tutti gli uomini erano pieni di pietà per la sua disgrazia e alcuni si aggrappavano al suo corpo, quando venne una potente tempesta e continui schianti di tuoni e fulmini; E in mezzo a questo, Basileia scomparve dalla vista; allora le folle, stupite da questo rovesciamento di fortuna, trasferirono i nomi e gli onori di Elio e Selene alle stelle del cielo, e per quanto riguarda la loro madre, la considerarono una dea e le eressero degli altari, e imitando gli episodi della sua vita con il martellare dei timpani e lo stridere dei cembali le rendevano così sacrifici e ogni altro onore.”

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